Episodio 3 - Il gesuita che portò le macchine a leggere
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Nel 1949 un giovane gesuita italiano, Roberto Busa, sbarca a New York con una richiesta che sembra assurda: insegnare alle macchine a leggere il latino di San Tommaso d’Aquino. I computer dell’epoca sanno solo fare calcoli, ma Busa non si arrende. Trasforma un sogno impossibile in un progetto rivoluzionario: dalle schede perforate nascono le prime analisi testuali automatiche della storia, l’Index Thomisticus.È l’inizio delle Digital Humanities, ma soprattutto di un’idea nuova: la tecnologia non sostituisce l’uomo, lo libera dal lavoro meccanico per permettergli di pensare più in grande. Busa dimostra che anche le parole possono essere elaborate da macchine, anticipando di decenni l’uso di algoritmi linguistici.Oggi quell’intuizione vive in ogni motore di ricerca, in ogni traduzione automatica, in ogni intelligenza artificiale che ci accompagna nel lavoro e nella vita quotidiana. Dalle biblioteche digitali agli assistenti vocali, la sua lezione resta attuale: le macchine non hanno senso senza un progetto umano che dia loro direzione. Non è solo tecnologia: è un nuovo patto tra conoscenza e strumenti per esplorarla.
