Uno Bianca | Il Lato Oscuro della Verità | Parte 1
Il Lato Oscuro della Verità - A podcast by Giornale Radio - Saturdays

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Ci sono storie dure, violente che non appartengono solo alla cronaca nera. Ci sono fatti così gravi che solo a raccontarli mettono rabbia e terrore. Perché la storia dei poliziotti della Uno Bianca è tragedia e saga familiare, azione criminale e pagina oscura dell'Italia contemporanea. Una storia forte perché i suoi protagonisti non sono persone comuni. Rappresentano cioè quelle forze di sicurezza che dovrebbero difenderci ogni giorno dai malviventi, assicurarci un futuro sicuro dentro nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro. Una storia cupa che si snoda lungo le strade emiliane, in quell’enorme agglomerato di case, città, capannoni industriali che da Parma porta dritto a Rimini. Ventiquattro morti, centodue feriti, centotre azioni. Praticamente una mattanza. Le vittime sono carabinieri, poliziotti, guardie giurate. E ancora nomadi, benzinai, commercianti, imprenditori, artigiani, fattorini, elettrauti, pensionati, studenti. La banda della Uno bianca si muove tra Rimini Pesaro e Bologna. Rapina con freddezza, professionalità, totale assenza di scrupoli e senza rubare mai grandi cifre. Sono poliziotti, amano le armi, odiano neri e zingari, si divertono a spaventare le prostitute, uccidono anche quando non è strettamente necessario, per il gusto di farlo, non per i soldi. I tre fratelli Savi erano il nucleo di base della banda. Roberto Savi, assistente capo della squadra volanti di Bologna è la mente della banda. Fabio Savi è l'unico non poliziotto, fa il camionista e i lavoretti saltuari. Alberto Savi è in servizio al commissariato di Rimini: con loro ci sono altri tre poliziotti Pietro Gugliotta Marino Occhipinti, Luca Vallicelli. La banda della Uno Bianca entra in azione nel 1987. Sono uomini armati, efficienti, decisi, attaccano supermercati, sportelli bancari, caselli autostradali, distributori di benzina. E uccidono, senza pietà. Il 3 ottobre a Cesena cade sotto i colpi dei banditi il poliziotto Antonio Mosca, uno che i fratelli Savi conoscevano molto bene. Il 30 gennaio 1988 viene colpito a Rimini Giampiero Picello, guardia giurata. Poi si spostano a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna e ammazzano la guardia giurata Carlo Beccari. Il 20 aprile raggiungono Castelmaggiore e in un'altra rapina centrano i carabinieri Cataldo Stasi e Umberto Erriu, entrambi di 22 anni.Gli assalti contro uffici postali e istituti di credito si succedono una dopo l'altro. Alla fine se ne conteranno 91, 19 sventati di un soffio. La Banda della Uno bianca uccide testimoni delle azioni criminali. Il 26 giugno 1989 a Corticella muore il pensionato Adolfino Alessandri, il 15 gennaio 1990 é il turno di Giancarlo Armorati e il 6 ottobre 1990 viene colpito Primo Zecchi come ricorda la moglie Rosanna Zecchi. L'odio viscerale contro ogni differenza porta la banda della Uno Bianca al campo nomadi di Bologna. Vengono uccisi Patrizia della Santina e Rodolfo Bellinati, entrambi rom. La lunga scia di sangue non si ferma. Il 4 gennaio 1991 giunge il salto di qualità, l'episodio più sanguinoso e occulto: la strage del Pilastro contro i carabinieri Mauro Mitilini, Andrea Moneta, Paride Stefanini. Oltre 220 proiettili in pochi minuti... Il Pilastro è un quartiere Popolare di Bologna: micro criminalità e spaccio di droga, mai una strage. E' il 4 gennaio 1991. Tre carabinieri normale servizio di pattuglia vengono ammazzati a sangue freddo dagli uomini della Uno bianca, la loro auto preferita, racconteranno poi i protagonisti. Il triplice omicidio stavolta viene rivendicato con una telefonata anonima che cerca di attribuire al gruppo una natura terroristica, La Falange armata, giustificata con gli assalti agli extracomunitari. La rivendicazione giunge quando la radio ha già dato notizia della strage e viene perciò giudicata inattendibile. Ludovico Militini é fratello di Mauro, uno dei carabinieri trucidatI dai fratelli Savi al Pilastro. Era un giovane sereno, tranquillo, che sognava il suo futuro all'ombra di San Petronio, tra i sicuri vicoli intorno a Piazza Maggiore.. Della strage al quartiere bolognese del Pilastro parlerà Roberto Savi al processo di primo grado davanti alla Corte d'Assise di Bologna Ma ben prima degli arresti e dei processi, gli inquirenti indirizano le indagini verso camorristi, criminali catanesi, malviventi locali. Nessuna pista porta inizialmente gli investigatori al gruppo di poliziotti di Bologna. E una sigla terroristica minaccia tutti i cronisti che si occupano della Banda della Uno Bianca. E' la Falange Armata. Questo é il sonoro di una delle telefonate effettuate all'utenza di un collega di Bologna. La telefonata giunge mentre alcuni cronisti sulle pagine dei loro giornali si pongono domande. Chi uccide in Emilia? Professionisti? Terroristi? Poliziotti? Servizi paralleli? Servizi ufficiali? Nessuno scoprirà mai chi sta dietro a quelle chiamate. I banditi della Uno Bianca continuano imperterriti a sparare. Non risparmiano pensionati, occasionali passanti, testimoni di cambi macchine. Un giovane sardo, Massimiliano Valenti, viene ucciso riconosce i volti dei banditi come Fabio Savi. Gli uomini della Uno Bianca sembrano invincibili, le loro azioni fulminee, le vie di fuga sono collaudate ma altri occhi osservano le loro azioni. A Rimini si forma un pool di investigatori diretti dal giovane sostituto procuratore della Repubblica Daniele Paci. Orazio Capocasa, brigadiere, ricorda come nasce il gruppo Il gruppo investigativo lavora senza sosta, archivia dati, informazioni, costruisce piste alternative ma il caso gli sarà tolto. Da Rimini le competenze passano a Roma. Due sconosciuti poliziotti di Rimini: Luciano Baglioni e Pietro Costanza non ci stanno, vogliono portare avanti l'inchiesta. Nel novembre 19494 imboccano la pista giusta e si mettono sulle tracce degli assassini. Ripercorrono date e gli orari delle rapine e degli omicidi, controllano i ritratti dei banditi descritti dai testimoni. Baglioni e Costanza conservano un sospetto: gli autori possono essere poliziotti, magari loro stessi colleghi. Sparano troppo bene, con armi da guerra, conoscono strade sterrate e i viottoli di campagna, riescono sempre a fuggire, ad eludere i posti di blocco. Luciano Baglioni. Sono certamente killer professionisti, non sprovveduti malviventi sottolinea Pietro Costanza. Cinque poliziotti, attrezzati, armati, preparati, senza scrupoli. Con le palette di servizio e i tesserini possono perfino muoversi lungo le strade della Romagna, senza destare sospetto alcuno. Il lavoro investigativo, serio, preciso e puntuale, porta Baglioni e Costanza a comprendere le azioni dei killer. Dalla fiction Uno Bianca giungiamo al punto centrale dell'inchiesta. Le rapine alle banche. La svolta arriva la mattina del 3 novembre 1994. Baglioni e Costanza sono davanti a una banca di San Giustina, in provincia di Rimini. E' un attimo, forse meno di un secondo. Osservano una Uno bianca con la targa talmente sporca da risultare illeggibile. Quindi sospetta. Il racconto di Luciano Baglioni. Fabio Savi in quel momento abita a Torriana, al numero 29 di Piazza della Libertà. Cominciano i pedinamenti. Il suo telefono é già sotto controllo. la magistratura autorizza le intercettazioni ambientali nella sua abitazione, quella che condivide con la rumena Eva Mikula. I fratelli Savi vengono catturati insieme ai loro complici. Confessano, poi ritrattano, ma le prove sono talmente schiaccianti ed evidenti da non lasciare dubbi. I Tribunali di Rimini, Pesaro e Bologna li condannano all'ergastolo il 6 marzo 1996. Fino alle sentenze definitive in Corte di Cassazione. Ma chi sono veramente i componenti della Uno Bianca? Fanatici razzisti, rapinatori pieni di scrupoli, schegge impazzite di un disegno più complesso? Per Fabio Fabi erano persone che avevano semplicemente bisogno di soldi. Nella seconda parte del Lato oscuro della verità cercheremo di capire cosa si muove dietro le azioni della Uno bianca. _______________________________________ Ascolta "Il Lato Oscuro della Verità”. Racconta: Daniele Biacchessi. SoundDesigner: Peter Bescapè. "Il Lato Oscuro della Verità”, in onda, ogni sabato alle 20.00 e ogni domenica alle 12.00, solo su Giornale Radio, la radio libera di informare. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it