La 41ª edizione di Cersaie

Focus economia - A podcast by Radio 24

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È stata inaugurata al Palazzo dei Congressi di Bologna Fiere ieri 23 settembre, e andrà avanti fino a venerdì 27, la 41ª edizione di Cersaie. Per cinque giorni, aziende leader provenienti da tutto il mondo, incontrano i professionisti internazionali del mondo del design e della progettazione e svelano in anteprima le future tendenze e soluzioni innovative nel campo delle superfici, dell'arredo del bagno e delle finiture per lo spazio architettonico. In termini di produzione, i principali paesi produttori di ceramica sono Cina, India, Brasile, Indonesia, Spagna e Italia. Ma  l'Italia è leader nel commercio internazionalein valore con una quota del 29%, seguita da Cina (19%), Spagna (18%) e India (7%). Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria Ceramica, ha delineato la flessione di mercato della ceramica italiana. "L'industria ceramica italiana continua a risentire delle gravi crisi che perdurano a livello internazionale e della mancanza di certezze nel settore dell'edilizia nazionale. Per le piastrelle di ceramica ma anche per gli altri nostri comparti, a fronte di volumi che si confermano in linea con il primo semestre dello scorso anno, il fatturato estero complessivo cala del 4% circa. Il mercato italiano mostra una riduzione più marcata, con un fatturato in calo nell'ordine del 6% a fronte di volumi stabili. Siamo un sistema industriale preso a modello nel mondo, che però oggi corre seri rischi di delocalizzazione a causa di tutta una serie di fattori, qualiil sistema ETS e gli appesantimenti di costi che comporta per finire con il necessario miglioramento della certezza del diritto in campo fiscale e la garanzia dei tempi nella realizzazione delle infrastrutture, che scoraggiano le nostre imprese a continuare ad investire nei nostri territori. Ci chiamano "hard to abate", ma sarebbe meglio dire "hard to decarbonize", perché in realtà è molto facile "abbattere" un settore con politiche che sono corrette nell'obiettivo, ma sbagliate nel merito. È intervenuto ai microfoni di Sebastiano Barisoni, Augusto Ciarrocchi, presidente Confindustria Ceramica.Usa: vietata la tecnologia cinese e russa su auto connesse dal 2027Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha proposto ieri di proibire software cinesi nei veicoli con connessione a internet negli Stati Uniti citando motivi di sicurezza nazionale. L'azione avrebbe l'obiettivo di impedire alla Cina di monitorare i movimenti dei cittadini americani o di utilizzare l'elettronica dei veicoli come via di accesso a infrastrutture critiche."Le auto di oggi hanno telecamere, microfoni, Gps e altre tecnologie connesse a Internet", ha sottolineato in una nota il Ministro del Commercio Gina Raimondo. "Non ci vuole molta immaginazione per capire che un avversario straniero con accesso a queste informazioni potrebbe rappresentare un serio rischio per la sicurezza nazionale e per la protezione dei dati dei cittadini americani", ha aggiunto."La Cina si oppone alla generalizzazione del concetto di sicurezza nazionale da parte degli Stati Uniti e alle misure discriminatorie contro aziende e prodotti cinesi", ha dichiarato Lin Jian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese.Non è ancora chiaro quali produttori o modelli saranno interessati dal divieto, che sarà sottoposto a consultazione per 30 giorni prima di essere formalizzato. Non ci sono auto di marchi cinesi in vendita negli Stati Uniti, ma alcune case automobilistiche occidentali, come Volvo (controllata dalla cinese Geely), Polestar, Buick e Lincoln, vendono veicoli fabbricati in Cina nel mercato Usa. Ci sono anche i veicoli assemblati negli Stati Uniti con componenti cinesi. Secondo un'analisi preliminare delle autorità Usa, la presenza di software cinesi o russi nei veicoli è "minima", mentre per i dispositivi hardware l'uso di componenti cinesi è più diffuso e richiederà cambiamenti nei fornitori. Il divieto per gli hardware sarà così posticipato al 2029, dando all'industria il tempo di adeguarsi. Per i software la misura sarà in vigore dal 2027.Intanto oggi la Banca centrale cinese ha annunciato una serie di misure per riaccendere il motore di Pechino. La  Pboc ha annunciato un articolato pacchetto di misure di sostegno all'economia, tra cui il taglio del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche (Rrr) di 50 punti base, mentre aumenta la pressione sulle autorità centrali per centrare l'obiettivo di crescita di "circa il 5%" per il 2024 Il governatore Pan Gongsheng, nel corso di un briefing, ha parlato anche di riduzione ulteriore dei tassi di interesse chiave per sostenere una ripresa dei prezzi, oltre che di un aumento dei prestiti ai consumatori e di un taglio al tasso ipotecario per i prestiti immobiliari esistenti. È intervenuto a Focus Economia Fabio Scacciavillani, economista, editorialista Il Sole24 Ore.Unicredit-Commerzbank, la Commissione Ue: fusioni utiliLa Commissione europea non ha voluto commentare la reazione del cancelliere tedesco Olaf Scholz che considera l operazione Unicredit su Commerzbank un atto ostile, ma il fastidio per la reazione tedesca di fronte ad un operazione di mercato è palpabile. «Non commentiamo casi singoli di consolidamento nel settore bancario», ha risposto ai giornalisti una portavoce della Commissione durante l incontro quotidiano con la stampa.Ed è comprensibile l imbarazzo, pochi giorni dopo il Rapporto Draghi che fa del mercato unico dei capitali uno dei capisaldi per la competitività dell Unione europea e dopo il Rapporto Letta sul mercato unico chiesto proprio dal Consiglio, cioè dagli Stati membri.Un altro portavoce della Commissione ha aggiunto che «le fusioni potrebbero rendere le banche più resilienti agli choc grazie a una maggiore diversificazione degli asset, consentirebbero alle banche europee di avere modelli di business più efficienti, perseguire strategie di crescita e investire nella digitalizzazione». Il Ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha criticato il modo in cui UniCredit ha accumulato la partecipazione in Commerzbank AG, sottolineando l irritazione del governo per la mossa a sorpresa dell istituto di credito italiano: «Lo stile dell approccio di UniCredit ha turbato molti azionisti ed è per questo che il governo tedesco ha deciso di non vendere altre azioni», ha dichiarato Lindner. Ma ha anche sottolineato che lo Stato non può essere un investitore a lungo termine in Commerzbank. «Non la vogliamo». Così il vice presidente di Commerzbank, Uwe Tschaege, in merito all ipotesi di acquisizione dell istituto da parte di UniCredit. Tschaege, citato dalle agenzie internazionali, ha parlato di fronte alla sede della banca nel centro di Francoforte, accompagnato da altri due consiglieri di sorveglianza: Sascha Uebel e Stefan Wittmann. Tutti e tre siedono nel consiglio in rappresentanza dei dipendenti dell istituto. Il commento di Marco Onado, senior professor dell'Università Bocconi ed editorialista de Il Sole 24 Ore.

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